Enrico Mentana, fb 22 ore fa
Cari amici, il Tribunale di Roma ha deciso il mio reintegro a Mediaset, come realizzatore e conduttore di Matrix, giudicando illegittimo il mio allontanamento dopo il dissenso espresso per il caso Eluana-Grande Fratello. La sentenza è immediatamente esecutiva. Teoricamente già domattina potrei presentarmi in ufficio e domani sera in studio a Matrix. Ma secondo voi cosa è giusto fare?
Se il mio nome fosse Enrico Mentana, non ci penserei neanche un secondo. Enrico, leggendo il tuo libro, viene voglia di fare e disfare come hai fatto tu in anni e anni di carriera. Hai creato un nuovo modo di fare informazione, hai sconvolto ogni scaletta precostituita, sei riuscito a rimanere neutrale in un ambiente fortemente politicizzato e a fare diventare il tuo tg il primo in Italia. A differenza degli umili comuni mortali chi si chiama Enrico Mentana o Indro Montanelli (che a suo tempo se ne è andato a testa alta da Il Giornale) può permettersi di mandare a cagare il padrone di turno e godersi appieno la libertà. Sicuramente le proposte e le sfide non mancheranno. Ma non ribussare alla porta di Mediaset! Ti tornerebbe sempre in mente che la tua rete preferisce le lacrime del Grande Fratello a quelle per la morte della Englaro. E' questa la televisione dove vuoi lavorare? Quando a 36 anni ti hanno dato in mano le redini della tv commerciale.... pensavi che le cose andassero a finire così? Anzichè tornare a Matrix, io cercherei di spillare alla banda di Confalonieri una quantità di soldi esagerata per poi fare quello che ti va di fare, a testa alta. E se dovessi avere qualche tentennamento rileggi la lettera che hai scritto a Confalonieri la notte tra il 21 e il 22 aprile dell'anno scorso, dopo una cena con i vertici di Mediaset e tutti i suoi direttori giornalistici, a una settimana dal trionfo elettorale di Berlusconi
«La nostra cena si è conclusa da poche ore. Le dico francamente che è stato un errore invitarmi. Mi sono sentito davvero fuori posto. C'era tutta la prima linea dell'informazione, ma non ho sentito parlare di giornalismo neanche per un minuto. Sembrava una cena di Thanksgiving... Un giorno del ringraziamento elettorale. Tutti attorno a me avevano votato allo stesso modo, e ognuno sapeva che anche gli altri lo avevano fatto. Era scontato, così come il fatto di complimentarsi a vicenda per il contributo dato a questo buon fine... Non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo, e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo... Mi aiuti a uscire, presidente! Lo farò in punta di piedi»
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