domenica 11 gennaio 2009

Tra rotaie, bora e rocce carsiche

Trieste mi è piaciuta, ma non l’ho capita. Una città ingarbugliata mossa da mille venti e, soprattutto, dal mare che ha portato qui religioni, stili di vita, sapori. La bora che soffia a intermittenza, il ghiaccio degli occhi sloveni, l’orgoglio triestino di essere una realtà unica: un melting pot che sembra avere imparato l’eleganza dall’Impero e il piacere dal resto del mondo. Il tram che collega il centro al Carso [http://www.tramdeopcina.it/] è un’esperienza irreale. Sembra di tornare indietro nel tempo in questa locomotiva che ha compiuto un secolo. La pendenza raggiunge il 26% e fuori le piante, il porto e il mare a picco, fino a raggiungere le rocce del Carso. Passeggiate, percorsi tra ulivi e visite a cantine (Skerk, Kante e molte altre) che sono grotte naturali scavate nella coriacea roccia dell’altipiano. Nota a sfavore: da Parma a Trieste, 3 treni... quasi sei ore!

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